Bojinov è sicuro, il paragone è incredibile: “E’ come Messi”

L’ex attaccante di Lecce, Fiorentina e Juventus gioca e segna in Bulgaria, ma il suo cuore batte ancora per l’Italia, il Paese che l’ha fatto conoscere

Valeri Bojinov Corvino Messi Vlahovic
Valeri Bojinov (foto Instagram)

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L’Italia è sicuramente la seconda casa per Valeri Bojinov. Calcisticamente, forse, anche la prima. Era il 2000 infatti quando l’allora giovanissimo attaccante bulgaro, classe 1986, si trasferì nelle giovanili del Lecce. Ma con i pari età durò poco, tanto che venne poi aggregato pochi mesi dopo in prima squadra. Da lì una carriera in ascesa con il passaggio prima alla Fiorentina e poi alla Juventus. Dopo l’esperienza inglese al Manchester City, l’attaccante bulgaro tornò in Italia dove iniziò a girare molte squadre: Parma, ancora Lecce, Vicenza, Verona, Ternana, inframezzate dal trasferimento in Portogallo allo Sporting Lisbona.

Bojinov è sicuro: “Vale Messi”. E su Dusan Vlahovic dice…

 

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Bojinov è molto legato alla città di Lecce, la considera una seconda casa. La società pugliese l’ha adottato quando era ancora un ragazzino ed è normale che si crei un rapporto speciale in questi casi. A portarlo in Italia fu il direttore Pantaleo Corvino, al quale l’attaccante bulgaro deve molto. Lo considera come un padre, gli ha dato molti consigli per farlo crescere sia come uomo che come calciatore.

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L’attaccante bulgaro ha raccontato in un’intervista a gianlucadimarzio.com del suo rapporto con il dirigente: “Andavo spesso a mangiare da lui quando ero a Lecce. E’ unico, non solo dal punto di vista tecnico ma anche umano. E’ un fuoriclasse nello scouting e nella gestione dei rapporti umani. Hai presente Messi? Ecco, uguale”.

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Il rapporto con Corvino si è mantenuto negli anni, tanto che quando Bojinov si trasferì al Partizan Belgrado il dirigente chiese dei consigli su due giocatori in particolare: Vlahovic e Milenkovic. Valeri consigliò di acquistarli entrambi, perché avrebbero come minimo triplicato il loro valore e Corvino lo ascoltò, portandoli a Firenze. “Dusan era incredibile, una voglia di spaccare il mondo. Pensava solo al campo, era pazzo. Può diventare il migliore al mondo”.