Pandemia e fumo: tra i giovani è un’abitudine e manca lo sport

Il lockdown e le restrizioni legate alla pandemia hanno fatto letteralmente esplodere il fenomeno del fumo tra i più giovani, che sono anche poco sportivi.

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Sigarette (Foto da Pixabay)

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Se è vero che le abitudini degli italiani, dal punto di vista dell’allenamento e del mantenimento della forma fisica, non erano particolarmente positive prima della pandemia, è altrettanto corretto affermare che sono rimaste pessime dopo l’emergenza sanitaria. Un trend preoccupante, un fenomeno che vede coinvolte soprattutto le fasce più giovani della popolazione, con sempre più ragazzi che, desiderosi di farsi vedere grandi o semplicemente di essere accettati dal gruppo di amici, si avvicinano al mondo del fumo causandosi fin dalla più tenera età danni che rischiano poi di diventare irreparabili.

Pandemia, fumo e giovani: un trinomio che purtroppo sta avendo effetti devastanti sulla vita di questi ragazzi. E a testimoniare questa situazione è arrivato anche il rapporto dell’ISTAT, un’indagine denominata “Aspetti della vita quotidiana” che si è concentrata sui fattori di rischio per la salute, facendo emergere due grandi verità, già anticipate in precedenza: la prima è che la pandemia e in particolare il lockdown, non hanno peggiorato le abitudini di vita degli italiani; la seconda è che queste ultime, che erano già negative in precedenza, sono rimaste tali ed anzi, hanno trovato triste conferma anche dai valori e dai numeri emersi dallo studio scientifico. Tra gli elementi di rischio principali, i soliti noti: fumo, sedentarietà, alimentazione scorretta e pochissima attività fisica. Scopriamo nel dettaglio cosa è emerso dall’ultima rilevazione.

I giovani colpiti dalla pandemia si sono orientati al fumo: un trend negativo e un futuro molto incerto, ecco i dati

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Ragazza che fuma (Foto da Pixabay)

L’analisi a cui abbiamo fatto riferimento poche righe fa ha coinvolto un campione di ben 45 mila persone, concentrandosi su quattro fattori di rischio: prima di tutto il peso in eccesso, in secondo luogo l’abitudine al moto, poi il fumo e per finire anche il consumo di bevande alcoliche. I dati emersi dall’indagine sono stati a dir poco sorprendenti, ma purtroppo in negativo: la rilevazione ha mostrato che il 46,2% della popolazione con più di 18 anni è parecchio lontana dal peso forma e, nello specifico, una percentuale pari al 34,2% è in sovrappeso mentre un considerevole numero dei partecipanti, il 12%, vive in uno stato addirittura di obesità. Valori che, per quanto possano sembrare elevati, sono tuttavia paradossalmente in linea con quelli pre-pandemia.

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Il peggioramento evidente si è rilevato nel settore del fumo. Rispetto a quest’ultimo “comparto”, la pandemia, già nel 2020, aveva interrotto la discesa del numero di fumatori, che aveva toccato il minimo nel 2019 (18,4% di fumatori sulla popolazione con più di 14 anni di età). Nel 2021 tuttavia il numero di fumatori è risalito al 19%, con un preoccupante +0,6% rispetto al pre-emergenza sanitaria. Un altro numero che fa riflettere è quello inerente lo sport e l’attività fisica, con l’incredibile cifra del 33,7% degli italiani intervistati che ha ammesso di non aver praticato nessuno dei due nel 2021: tuttavia, il numero è comunque in miglioramento rispetto al 2019 (due punti percentuali). In merito invece al consumo di alcol fuori dai pasti, dopo un aumento nel 2020 (31,7%) nel 2021 si è tornati ai livelli pre-pandemia (30,7%). Un impatto decisamente importante la pandemia non l’ha avuto solo sulla popolazione nel suo complesso, ma anche e soprattutto sui più giovani. Ancora una volta, il problema principale è il fumo: nella fascia di età 14-17 anni i fumatori hanno toccato il 6,6%, rispetto al precedente 5,9% del 2019, mentre i ragazzi di età compresa tra i 18 e i 19 anni hanno registrato un 23%, in aumento se confrontato con il 18,6% del 2019. Gli effetti sull’attività fisica sono ancora più evidenti, dato che nel 2021 il 25% dei bambini tra i 6 e i 10 anni non ha svolto né sport né attività fisica di altra natura (nel 2019 erano il 18,5%), con la percentuale pari al 21,3% per quelli tra 11 e 14 anni (rispetto al precedente 15,7%) e al 20% nei giovani tra i 15 e i 17 anni (prima era il 18,7%).

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Insomma, numeri in aumento che non lasciano presagire nulla di buono per i prossimi anni in termini di salute e benessere fisico complessivo. Un allarme lanciato anche dall’annuale Rapporto civico sulla salute realizzato da Cittadinanzattiva, che ha sottolineato come “Nel 2021 più di un cittadino su dieci ha rinunciato alle cure della sanità pubblica a causa delle inefficienze del servizio sanitario. Liste di attesa per le cure ordinarie, ritardi nell’erogazione degli screening e dei vaccini, carenze nella assistenza territoriale sono le difficoltà segnalate più di frequente“. Un’ultima analisi è arrivata da Laura Di Renzo (direttrice della scuola di specializzazione in Scienze dell’alimentazione all’Università di Roma), che in un’intervista a Repubblica, parlando del tema della dieta, ha sottolineato come “La scienza sta facendo passi avanti. Ma non sempre le nuove ricerche arrivano ai pazienti in tempi rapidi. Il risultato è che la dieta viene vista come una penitenza. L’obiettivo non deve essere perdere peso, ma diminuire la massa grassa e aumentare invece quella che è la massa muscolare”.