Anoressia e bulimia, è “boom” dopo la pandemia: ecco le cause

Il superamento della pandemia di Covid 19 ha lasciato uno strascico di problemi, tra cui quelli legati ad anoressia e bulimia: ecco le cause e chi ne soffre. 

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Anoressia (Foto da Pixabay)

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Se da una parte l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha recentemente lanciato l’allarme per quanto riguarda il numero di persone in sovrappeso, l’altra faccia della medaglia nasconde un’insidia altrettanto grave, ovvero la diffusione di un numero sempre maggiore di casi inerenti anoressia e bulimia. A testimoniare l’aggravarsi della situazione, anche i numeri delle ospedalizzazioni, aumentate in modo vertiginoso con il passare dell’emergenza sanitaria legata al Covid 19. Fin dal principio infatti gli esperti hanno ribadito che le conseguenze peggiori della pandemia avrebbero riguardato coloro i quali, già in precedenza, soffrivano di qualche particolare disturbo tanto fisico quanto psicologico.

Il lockdown duro di due anni fa (primavera 2020), il sali scendi di restrizioni, il clima di incertezza e tutta l’ansia e lo stress derivanti dalla pandemia non hanno contribuito a rendere facile la vita di chi appunto, già in passato, soffriva di altri problemi. Tra questi, oltre all’obesità e al sovrappeso, c’è appunto il loro tragico opposto, dunque le complicazioni per chi con il cibo non riesce ad avere un rapporto sereno. Anche perchè, hanno ribadito nuovamente gli esperti, la fragilità di queste persone (sotto tutti i punti di vista, emotivo, fisico, mentale e psicologico) ha comportato nella maggioranza dei casi un serio peggioramento delle condizioni di vita che, ancora oggi, risentono della cosiddetta “onda lunga” della pandemia che, spesso, fino a questo momento, è stata associata solo ai sintomi legati al Covid, dimenticandosi che tante altre patologie sono state messe purtroppo (ed erroneamente) in secondo piano.

Anoressia e bulimia, ecco le conseguenze della pandemia sulle persone fragili: le cause

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Anoressia (Foto da Pixabay)

A parlare, come spesso accade in occasioni come queste, sono i numeri di una situazione che, come accennato in precedenza, sta andando via via ad aggravarsi sempre di più. Basti pensare che semplicemente i casi con sintomi associati ai disturbi alimentari sono aumentati del 36%, mentre i ricoveri connessi ad anoressia e bulimia, durante il periodo pandemico, hanno subìto un vero e proprio “boom” di ben il 48%. Quello del Covid è stato un effetto domino senza precedenti, che ha scatenato una serie di conseguenze mai viste per questo tipo di soggetti fragili. A fare chiarezza sull’intera questione è stata una ricerca dell’International Journal of Eating Disorder, con un totale di 53 studi pubblicati sul tema e che ha coinvolto oltre 36 mila pazienti con la bassissima età media di 24 anni (il 94% di questi di sesso femminile).

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A dare ulteriore risalto a questi numeri è stata la SINPF (la Società Italiana di Neuropsicofarmacologia), guidata tra gli altri anche dal co-presidente (nonchè professore ordinario di psichiatria presso l’Università di Udine) Matteo Balestrieri, il quale come riportato da Il Giorno online si è espresso in questo modo rispetto alla fragilità psico-emotiva delle persone coinvolte da questi problemi: “Potremmo definirla una ‘fame di cibo e dell’anima’, un male del fisico e della mente che conferma la stretta relazione fra cervello e intestino, e come conseguenza di ciò i pazienti con disturbi alimentari più esposti a depressione e ansia sono maggiormente sensibili rispetto al resto della popolazione. Inoltre, a rendere più grave il quadro della salute mentale e metabolica, ‘è anche la grossa difficoltà legata all’accesso alle cure, i contatti da remoto con i medici referenti, le incertezze correlate alla pandemia di Coronavirus, i cambiamenti della normale routine e quotidianità, senza dimenticare la perdita di quei punti fermi prima imprescindibili nella giornata e dei contatti sociali. A questo va anche aggiunta l’influenza negativa portata dai media, che hanno aggravato queste situazioni”.

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Una ulteriore conferma della gravità della situazione è arrivata dal collega del dottor Balestrieri, l’altro co-presidente della Sinpf Claudio Mencacci (anche direttore emerito di Neuroscienze e salute mentale all’ASST Fatebenefratelli-Sacco di Milano) il quale ha concluso: “I dati emersi da questo studio sono purtroppo confermati anche nel nostro Paese, in particolar modo per quanto riguarda la fascia più giovane della popolazione. Una recente indagine condotta in Italia su persone con disturbi alimentari, pubblicata sul Journal of Affective Disorders proprio nel 2021, ha evidenziato che durante il lockdown vi è stato un aumento significativo di ansia (+20%), depressione (+20%), sintomi post-traumatici (+16%), panico (+30%) e insonnia (+18%). Rapporto alterato con il cibo, disagio psichico e limitazione di accesso alle cure, sono state un ‘trinomio’ drammatico per i pazienti con disturbi alimentari”.