ESCLUSIVO/ Pernat: “Rossi merita il 10° titolo, molto dipende da Yamaha”

Carlo Pernat MotoGP

Carlo Pernat è un profondo conoscitore del Motomondiale, ambiente che frequenta da tantissimi anni e dove ha raccolto molti successi sia da dirigente Aprilia che da manager di piloti. Fu proprio lui a portare Valentino Rossi nel campionato 125 nel 1996.

Oggi il Dottore compie 40 anni e non ha intenzione di smettere di correre. Non a caso, ha firmato un contratto fino al 2020 con Yamaha per proseguire la propria carriera in MotoGP. L’obiettivo è sempre lo stesso: essere competitivo, conquistare podi e vittorie. Con il grande sogno di riuscire a vincere il decimo titolo mondiale. Difficile sicuramente, ma lui ci crede ancora. Noi di SportNews.eu abbiamo intervistato Pernat, uno di quelli che credono molto nel pilota pesarese nonostante non sia più giovanissimo.

MotoGP, SportNews intervista Carlo Pernat

Oggi Valentino Rossi compie 40 anni, cosa sente di augurargli? 

«Gli auguro il decimo titolo, che è il sogno della sua vita e se lo merita. Lo vuole a tutti costi, anche se si rende conto che a 40 anni non ha granché margini di miglioramento a differenza dei rivali più giovani. Secondo me ha una carta d’identità taroccata, in realtà ha 26 anni. Si allena in un modo che nessun altro fa, ha un fisico asciutto a un talento che non va mai via. Ha ancora voglia di vincere quel titolo che lui ritiene scippato nel 2015 per i fatti successi con Marquez. Molto dipende da Yamaha, che non è la stessa di dieci anni fa. Ora la MotoGP è cambiata, conta più la moto del pilota. Ora la moto di riferimento è la Ducati, cosa che quattro anni fa nessuno immaginava».

Vede un Rossi in grado di giocarsela con Marquez se Yamaha gli darà una M1 vincente?

«Assolutamente sì. Valentino è un animale da gara, magari fatica un po’ nelle prove e non sempre parte nelle primissime file. Se Yamaha gli dà una moto competitiva lui se la gioca. L’inizio di campionato può essere importante, visto che sia Marquez che Lorenzo non stanno bene. Tra Qatar, Argentina e Stati Uniti si possono fare tanti punti».

A proposito di Marquez e Lorenzo, cosa pensa della loro convivenza in Honda?

«Due galli nello stesso pollaio sono sempre difficili da gestire. Sono piloti con due caratteri diversi e già qualche scintilla si è vista. Per qualche problema nel team ci sarà, Puig dovrà essere bravo a risolverli. La situazione va gestita bene».

Il duello interno Marquez-Lorenzo può favorire la corsa al titolo di Dovizioso con la Ducati?

«Sì, sono d’accordo. Andrea guida una Ducati che è la moto di riferimento, quindi tocca a lui. Da due anni ha fatto un salto di qualità, ciò che gli mancava. E’ riuscito a battere Marquez all’ultima curva in certe gare, è un fenomeno. Dovizioso potrebbe approfittare della battaglia tra i piloti Honda. E non sottovaluterei la Suzuki, perché Rins va forte e ha fatto uno step importante. La moto è competitiva, anche se al posto di Mir avrei preso uno come Lorenzo per provare a vincere. Sennò avrei tenuto Iannone, lui e Rins si stimolavano a vicenda. Attenzione pure a Bagnaia, mi ricorda il Biaggi dei primi tempi per guida e metodologia. Inizia con un team forte come Pramac e una Ducati GP18 veloce».

Lei è stato manager di Iannone, come vede la situazione di Aprilia in ottica 2019?

«Stanno ricominciando da capo, hanno buttato via qualche anno. Hanno finalmente creato una struttura organizzata come dovevano fare stagioni fa. Rivola è molto bravo. Inoltre c’è un team di sviluppo con Bradley Smith e sono stati presi tecnici di esperienza che mancavano. Albesiano ha il tempo di occuparsi degli aspetti più tecnici grazie a questa riorganizzazione. Chiaramente è importante avere budget, sennò non vai lontano. E’ un anno zero per Aprilia. Iannone è uno dei piloti talentuosi che ho avuto, però in gara servono più lucidità e costanza. Spero che le trovi. Nell’uno contro uno può battere pure Marquez. Questi due anni sono importanti sia per lui che per Aprilia, servono risultati. Altrimenti il futuro è incerto per entrambi».

Tornando a Valentino Rossi, ci racconta come lo ha scoperto e lo ha poi portato nel Motomondiale con Aprilia?

«Diciamo che il merito è anche di papà Graziano Rossi, che mi rompeva le scatole quando ero responsabile del reparto corse Aprilia. Mi diceva di andare a vedere suo figlio, andai a vederlo e mi colpì molto. Faceva traiettorie incredibili e mi ricordava Kevin Schwantz. O era un pazzo o era un campione. Decisi di fargli fare un contratto di anni e convinsi Beggio. Non lo conosceva nessuno e io mi fidai del mio istinto, poi Aprilia ha gioito per le sue vittorie. Era spontaneo, sincero, vero, curioso e simpatico. Anche adesso è così. E’ rimasto un ragazzino e ha terrore di smettere di correre. Ama questo mondo, non ci vuole uscire. Secondo me non saranno gli ultimi due anni di carriera, per me ne farà altri tre o quattro. Comunque starà lì, ha l’Academy e il suo team. Potrebbe anche diventare testimonial della Dorna, chissà».

C’è qualche aneddoto particolare legato a lui che ricorda con particolare piacere?

«Ce ne sarebbero tanti, però ricordo che lui all’inizio aveva paura di correre sul bagnato e dovevo andare nel suo caravan a buttarlo giù. Poi ha imparato bene ed è uno dei più forti. Ai tempi non voleva saperne, lo ricordo sempre con piacere questo aneddoto».

Qual è la rivalità più bella che ha avuto Rossi in carriera?

«Secondo me sono due, quella con Biaggi e quella con Marquez. Con Max è stata la prima, entrambi ci tenevano alla comunicazione e la battaglia è andata anche al di là dello sport. Per quanto riguarda Marc, ovviamente Valentino non lo sopporta dopo i fatti del 2015. Non digerirà mai quella cosa, perché gli portò via il titolo. Una rivalità peggiore di quella con Biaggi, che non avrebbe mai fatto quello che fece Marquez a Sepang. Secondo me ha rivalutato Max adesso. La rivalità con Marc non finirà mai, perché anche tra dieci anni Rossi dirà che gli ha tolto il decimo titolo. Valentino non avrebbe mai fatto quello che fece Marquez. Comunque non fu un biscotto spagnolo, Lorenzo non c’entrò niente».

 

Matteo Bellan