River-Boca, D’Onofrio:”Non dobbiamo piegarci ai violenti. Mi minacciano di morte. Vado avanti”

Il presidente del River Plate, D'Onofrio
Il presidente del River Plate, D’Onofrio

A 24 ore dalla finale di ritorno della Copa Libertadores 2018, a Madrid, il presidente del River Plate, Rodolfo D’Onofrio, 71 anni, racconta in una intervista a EL PAÍS, l’attesa per questo insolito Superclasico, costretti a giocare lontano dal Sudamerica per ragioni di sicurezza pubblica. “E’ un peccato, una vergogna del calcio argentino. È qualcosa di incredibile. Un sistema di sicurezza che ha fallito. Quanto accaduto a Buenos Aires è l’11 settembre del calcio argentino” dice il numero uno dei Millonarios. 

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VIOLENZA OVUNQUE: Non è solo un problema in Argentina, anche in Europa ci sono episodi di violenza. L’altro giorno ho visto una partita di calcio in Greca e sono state lanciate pietre e razzi. Nel calcio ci sono i delinquenti e vanno allontanati. Il River per quanto accaduto in Argentina non ha responsabilità” spiega ancora.

MINACCE:Noi presidenti non dobbiamo arrenderci ai violenti. Dobbiamo avere una sicurezza adeguata. Non ho il minimo dubbio e vado avanti. Ci sono 200 o 250 fan del Boca che dicono di volermi uccidere. Io tiro dritto. Quello che serve è ciò che è stato fatto in Russia, se un fan è identificato, il governo, la polizia e i club devono essere d’accordo: quando vengono imprigionati non devono rilasciarli il giorno dopo” conclude D’Onofrio.

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