Caso Schwazer, novità sulle indagini

Il caso legato ad Alex Schwazer si arricchisce di nuovi elementi. Al Tribunale di Bolzano continua la battaglia del corridore altoatesino, trovato positivo in seguito ad un controllo effettuato nel gennaio del 2016. Il processo, che si svolge alla presenza dei cronisti, ha portato nella giornata di ieri, dopo 6 ore di udienza, a far sbottare il Gip Walter Pelino a proposito della catena di custodia delle provette di Schwazer. “E’ più tutelato il latte di un allevatore di mucche che le urine di un atleta!”, ha affermato.

Il giudice, insieme al suo consulente chimico prof. Marco Vincenti, chiedeva alla giuria quali vantaggi potesse trarre Schwazer da una unica microdose di testosterone sintetico, assunta cinque mesi prima di una gara. La risposta è però stata: “Non sono un farmacologo!”.

Studi scientifici, in particolare quelli del prof. Norbert Baume (vicedirettore del Laboratorio antidoping di Losanna) affermano che le microdosi che dovrebbero essere assunte per avere un qualche effetto sulla prestazione si dovrebbero prendere per oltre un mese di fila. E non solo per una volta, per giunta cinque mesi prima.

In ogni caso le perizie effettuate sulle urine di Schwazer una settimana fa non hanno lasciato dubbi: non esistono prove certe di manomissione.

Infine, nel corso di tale udienza, sono emerse delle pesanti lacune sulla perizia genetica effettuata dal dottor Lago. Il pm Giancarlo Bramante, quindi, ha autorizzato dei supplementi di analisi, che potranno essere effettuati in qualche settimana, possibilmente anche meno, come affermato da Giorgio Portera, consulente genetista di Schwazer.