Swansea, Guidolin: “Mi sento pronto ad allenare la Nazionale”

Francesco Guidolin (getty images)
Francesco Guidolin (getty images)

NOTIZIE SWANSEA – Lunga intervista sulle pagine de “Il Corriere della Sera” al tecnico dello Swansea Francesco Guidolin: “Mi piace allenare ed essere manager di questo club, nel campionato più bello del mondo: essere tra i 20 allenatori di Premier League è affascinante e importante.  Qui fino a due anni fa i giocatori si cambiavano in un centro sportivo utilizzato anche da altra gente, mentre ora ci sono due centri di allenamento uno più bello dell’altro. Il popolo gallese è orgoglioso e gentile. E il nostro logo col cigno secondo me è il più bello. Avevo bisogno di nuovi stimoli e qui è tutto nuovo. Come vedo il Leicester? Con ammirazione, anche per Claudio Ranieri che stimo tantissimo, ma con relativa sorpresa. Li vediamo giocare e capiamo che stanno sognando a occhi aperti: a volte i sogni si possono realizzare, perché se tutti sognano allo stesso modo si uniscono delle forze che sembra che non possano esistere. E invece ci sono e fanno ottenere risultati insperati. Scudetto alla Juve? È una bella lotta col Napoli e lo sarà fino alla fine. Può bastare un inciampo di una delle due per cambiare l’equilibrio. Sarri ha avuto l’occasione alla quale io ho rinunciato, una delle 6/7 chiamate che ho ricevuto quando ero fermo. Non ho alcun rimpianto e anzi faccio i complimenti a Sarri. Del resto non avevo dubbi, quello dell’allenatore di provincia è solo un luogono comune tutto italiano, sono convinto che avrei potuto fare molto bene anch’io. Se sono sottostimato? No. La scelta di non curare molto l’immagine è mia. E due anni fa, prima che si liberasse Conte, penso di essere stato molto vicino alla panchina azzurra, almeno secondo i rumors . Mi piace quando parlano bene di me, perché credo di aver fatto molto bene in carriera: mi sento come quei registi che non vengono premiati a Hollywood, ma piacciono tantissimo a una nicchia. E questo mi gratifica. Mi sento molto in equilibrio in questo momento particolare della mia vita. E anche molto tranquillo. Vivo il calcio con grande intensità, senza la quale non sarei diventato il settimo allenatore con più presenze della storia della serie A. Per quello che ho fatto non devo ringraziare nessuno. E penso di avere l’equilibrio e la lucidità per poter gestire ogni situazione. Anche sulla panchina della Nazionale“.