Juventus, Allegri: “Nessuno avrebbe scommesso su di me”

Massimiliano Allegri, allenatore della Juventus
Massimiliano Allegri, allenatore della Juventus (getty images)

NOTIZIE JUVENTUS – E’ un Massimiliano Allegri diverso, quasi privato, quello che si è raccontato ai microfoni di GQ, una lunga intervista di cui vi proponiamo qualche passaggio importante: “Appena posso vado a  casa per sentirmi di nuovo Massimiliano, giocare  a briscola con gli amici, correre nel gabbione dei Bagni Fiume ­fino a farmi venire le vesciche”.

Gli inizi nel mondo del calcio: “La maglia della mia prima squadra, quella dei portuali, la indossai a 9 anni. Giocavamo con il sole, con la pioggia, persino con la neve. Certe volte, tornando a casa, pareva che nella borsa avessi il piombo. La prima squadra che mi offrì un contratto, il Cuoiopelli, pagò il mio cartellino 6 milioni di lire. Avevo 17 anni. Ero felice. Eccitato”.

La vita fuori dal campo: “Mi piace il cazzeggio. Mi dà grande gioia. Rasserena, rimette in pace con il mondo. Lo consiglio ai miei giocatori. Non si può essere concentrati per 24 ore al giorno. È un indizio di malattia”. 

Allegri allenatore: “Amico no, carceriere mai. Non recludo i calciatori, li responsabilizzo. Le soluzioni devono trovarle da soli. Altrimenti quando saranno senza aiuto non sapranno a che santo votarsi. Detesto gli yes-men e cambio idea perché non la considero una debolezza, ma un modo di crescere. So di non avere sempre ragione. Se ce l’avessi e dicessi solo cose giuste, sa che palle?”.

Il rapporto coi presidenti: “Cellino, Berlusconi, Squinzi, Agnelli, Gaucci, Piero Camilli, con la sua follia, a Grosseto. Tutti importanti. Berlusconi mi esonerò? Me lo comunicò Galliani, poi il giorno dopo mi telefonò Berlusconi. Hanno romanzato tanto, inventando dissidi e complotti, ma la verità è che con il Berlusca ho sempre avuto un ottimo rapporto. È simpatico. Anzi, molto simpatico. Poi se mancano i risultati ci si può dividere, ma il rispetto reciproco non è mai mancato”.

Juventus-Napoli: “Quando tutti pensano di farmi il funerale poi si ricredono, adesso inizio a divertirmi io, dissi. Ma non porto mai rancore, è una fatica inutile. Il calcio è una chiacchiera da bar. Fanno tutti i professori, parlano di tattiche e schemi, ma la verità è che nel pallone non si inventa nulla dal ’92, dall’abolizione del passaggio indietro al portiere. Il resto sono puttanate”.

Le tante avversità: “Nella vita ho fatto tante cazzate e sulla mia carriera di allenatore nessuno avrebbe scommesso un mezzo caffè. «Allegri è un coglione», dicevano. «Gioca al Casinò, punta sui cavalli, ha lasciato la sposa sull’altare, è solo una testa matta». Diventare chi sono è stato sfi­dare un pregiudizio. Dimostrare che le origini hanno un senso: vengo da Livorno, sono di scoglio e lo scoglio, come si sa, è duro. A Livorno si dice: «Meglio invidiati che compatiti». Mi pare renda l’idea”.