COLLINA: “Se un giocatore lascia il campo causa razzismo non può essere espulso”

( getty images )
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COLLINA SUL RAZZISMO – Pierluigi COLLINA, designatore UEFA, è intervenuto ai microfoni di Gr Parlamento. Queste le sue dichiarazioni:

Sul problema razzismo nel calcio:
Non si deve arrivare al momento in cui un giocatore, per far valere un proprio diritto, per difendere la propria dignita’, sia costretto a lasciare il terreno di gioco. Qualora questo accada, pero’, non puo’ essere considerato come espulso. Il razzismo e’ un problema che deve vedere tutte le forze coinvolte, tutti quelli che possono dare il proprio contributo, impegnati perche’ questo comportamento sparisca non solo dagli stadi ma anche dalla societa’ civile, che e’ civile quando non ha questi comportamenti barbari. Il problema esiste, bisogna cercare di fare tutto il possibile per combatterlo, anche ricorrere a misure dure. Il Congresso Uefa di venerdi’ ufficializzera’ quello che e’ un primo passo contro questi comportamenti. Nelle competizioni Uefa esiste gia’ una procedura che i delegati e gli arbitri devono mettere in atto quando si verificano episodi di questo genere, ci sono varie fasi che vanno dall’interruzione momentanea della partita fino all’abbandono completo. L’augurio e’ sempre che non si debba arrivare ad applicare decisioni diquesto tipo ma tornando a quanto accaduto a San Siro e alla decisione di Rocchi, e’ imprescindibile reagire in maniera importante.

Su Rizzoli, prossimo arbitro della finale di Champions League:
Rizzoli e’ uno degli arbitri d’elite della Uefa e la sua designazione per la finale di Champions non credo sia una sorpresa. E’ una scelta che nasce da molto lontano. Rizzoli aveva fatto un ottimo europeo 2012 ed era uno dei candidati per dirigere la finale, ipotesi che non si e’ realizzata per la presenza dell’Italia. Non credo sia una sorpresa il fatto di affidare questa partita a Rizzoli. La sua reazione? Era molto contento, soddisfatto e pronto a prepararsi per questa partita al meglio. Preparare la finale di Champions e’ facile, sono talmente tante le motivazioni per un arbitro che non e’ un compito difficile. Cio’ che e’ difficile e’ mantenere serenita’ e concentrazione, non dico come se fosse un’altra partita ma dando la giusta misura a tutto quello che e’ la vigilia. Quando si entra in campo, passati i primi minuti che possono essere i piu’ difficili, ci si dimentica che si sta giocando o arbitrando la finale di Champions.