CALCIOSCOMMESSE. Il PM Di Martino: “Impossibile fare pulizia, i mafiosi parlano di più”.

Il PM Di Martino si è confidato in una intervista a riguardo del calcioscommesse…

(getty images)
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LA REPUBBLICA-In una intervista al quotidiano la Repubblica il pubblico ministero Di Martino si racconta, parlando del calcio scommesse e di quello che comporta combatterlo:

Quando vede un gol in tv cosa pensa?

«Be’, effettivamente fa una certa impressione vedere alcuni calciatori che dalle nostre indagini risultano fortemente compromessi con il calcioscommesse mentre giocano tranquillamente a pallone, segnano ed esultano sotto la curva che li applaude come se nulla fosse successo».

Un fenomeno curioso, in effetti. Come se lo spiega?
«Dopo quasi due anni di indagini mi pare di poter dire che nel mondo del calcio esiste un effetto respingente. Non viene accettato nulla che turbi l’equilibrio. Nemmeno un’indagine che in teoria potrebbe dare una mano a fare pulizia. Una cosa del genere non viene vissuta come un aiuto ma come un problema, un intralcio».

Ma ci sarà un motivo, no?
«È una questione di interessi, nessuno ha interesse ad ammettere che il giocattolo si è rotto. E poi se anche a livello sportivo si ritenessero dimostrati in maniera solare e definitiva gli illeciti, intere squadre finirebbero di giocare, chiuderebbero i battenti. Miliardi di euro…»

È vero che è stato minacciato dai tifosi?
«Mi sono occupato di inchieste molto importanti. Ma non ho mai ricevuto tante minacce e insulti come in questo caso. Ma è una storia vecchia e poi fa parte del mestiere».

Il calcio, lo sport italiano stanno riflettendo in queste ore su come riformare la giustizia sportiva. Suggerimenti?
«Va rivista l’intera natura della “collaborazione” dei calciatori pentiti. Così com’è il sistema favorisce l’omertà. Mentre in tanti altri campi, in generale, un soggetto che decida di collaborare ha tanto da guadagnare, si toglie anni di galera, si pulisce la coscienza, si riabilita, nel calcio no, nel calcio si auto distrugge, si espone alla condanna definitiva e ultimativa dell’ambiente. Nel calcio è meglio scegliere l’omertà».