FIORENTINA. ROSSI: “Voglio vincere qualcosa”

LA NAZIONE (A. Giorgetti) – L’attaccante è pronto a ripartire da Firenze per rilanciare una carriera interrotta da un brutto infortunio…

ACF Fiorentina v Pescara - Serie A

 

LA NAZIONE (A. Giorgetti) – Pepito Rossi riparte da Firenze e con questa intervista a La nazione di cui vi riportiamo i passi salienti.

«Sono felice, mi hanno appena dato una bella notizia».
Indoviniamo: potrà esordire a fine aprile.
«Veramente questo ancora non lo so. Ma potrò giocare a calcio-tennis».
Davvero non pensa alla data del suo ritorno?
«Giuro. Non gioco da un anno e mezzo, voglio che tutto sia a posto nei minimi particolari. I medici mi dicono che il ginocchio è saldo e io mi sento bene, mi sono allenato tantissimo e ora stiamo integrando i parametri dei fisioterapisti americani con quelli dello staff viola. Tutto qui, a parte la buona notizia del calcio tennis».
E il morale com’è?
«Sono un ragazzo realista, in campo e fuori. Per questo non mi illudo, né faccio salti in avanti con la fantasia. Tengo le speranze a freno, ho imparato a confrontarmi con il lavoro quotidiano e a volte guardo la cicatrice sul ginocchio per ricordarmelo. Quasi gli parlo».

Poteva essere al Barcellona, ora riparte dalla Fiorentina.
«Contento di esserci. Pronto a rinascere per ringraziare chi ha avuto fiducia in me. Mi sento sempre meglio, il fisico risponde, ma so che da ora in poi sarà soprattutto un fatto di testa».
Sia sincero: è stato a un passo dalle più grandi squadre europee e poi l’infortunio ha bloccato la sua carriera. A 26 anni quant’è la dose di rimpianto che si porta dentro?
«Sono sincero: siccome sono realista, ho imparato a trovare il lato positivo in ogni cosa, vivo il presente e non mi interessa il passato, sono cose già successe, archiviate, nel mio caso superate. E’ stato uno dei passaggi mentali che mi hanno aiutato a riprendere forza. Ora sono a Firenze, in una grande squadra che sta lottando per entrare in Champions. Sono sicuro che ha ottime possibilità per andarci».

«Quello di calcio- tennis?».
Già che ci siamo, pensiamo a quello di calcio vero. Come si immagina quel giorno?
«Penso al sottopassaggio che porta al campo, alle emozioni che arriveranno da fuori e a quelle che mi sentirò dentro. Mi mancano da troppo tempo».

E’ venuto qui anche perché l’hanno consigliata Borja e Gonzalo, suoi ex compagni nel Villarreal?
«Non ci siamo parlati durante la trattativa. Ho voluto decidere da solo, insieme ai miei procuratori».
E cosa l’ha convinta, esattamente?
«Pradè mi ha spiegato le idee della proprietà, mi ha assicurato che la voglia è quella di fare una grande squadra e gli acquisti lo stanno dimostrando. Decisi che sarebbe stata la scelta migliore, dopo essermi consultato con la mia famiglia».

Qual è la città più bella in cui ha vissuto?
«Firenze non posso ancora dirlo, sono qui da pochi giorni. Certo che New York è fantastica».
Comunque meglio la bistecca degli hamburger.
«Certo, tutta la vita».
A proposito: ci dica i suoi difetti.
«Sono attento ai dettagli e voglio sempre essere perfetto. Da un certo punto di vista può anche essere un pregio. Almeno credo».
Le piace il soprannome Pepito?
«Me lo dette Bearzot, perché gli ricordavo Paolo Rossi. In Spagna invece mi chiamavano ’El bambino’, non so perché. Comunque sì, Pepito è ok».
Torniamo al calcio giocato. Qual è il gol più bello che ha segnato?
«Dovrei pensarci un po’… Il più importante forse è stato quello a Madrid, nella partita di esordio. C’erano novantamila persone, fu una serata particolare».

Perché Borja Valero non gioca in Nazionale?
«Ah… Tutti sanno che lui è un maestro, ha tecnica, senso degli spazi, ha tutto. In effetti nessuno sa perché non giochi in Nazionale, credo che sia stato semplicemente sfortunato, perché ha incrociato una generazione di fenomeni spagnoli a centrocampo. Comunque, era una domanda difficile. Un’altra di riserva?».
Quando pensa di tornare in campo?
«A calcio-tennis? Prima possibile».

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