Spunta una banana, BALO zittisce il tifoso razzista

(getty images)
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RASSEGNA STAMPA. GAZZETTA DELLO SPORT – Nulla in confronto al derby di Ronaldo. Notte buia, di fischi assordanti, continui, crudeli. Il pubblico interista riserva a Mario Balotelli un trattamento di moderata sgradevolezza. Qualche coro che non avrà fatto piacere alla mamma, fischi all’ingresso in campo, quando Mario è entrato senza un’occhiata alla tana dei tifosi dell’Inter. Mario si è girato verso la sua curva, e l’ha applaudita. Subito giù fischi, insulti, qualche «pirlaaaaaa» gridato a squarciagola. Cose normali, quasi educate rispetto a certe reazioni che il calcio è capace di suggerire ai più esaltati. Una sola eccezione: un tifoso al primo anello ha mostrato una banana gonfiabile e Balo ha reagito portando l’indice alla bocca per zittire il muro dei tifosi nerazzurri.
La curva dell’Inter aveva promesso indifferenza, la promessa è stata mantenuta quasi intera, per tutto il primo tempo. L’acrimonia nei confronti dell’ex non ha sciupato il derby, semmai ha spinto i milanisti a porsi sullo stesso piano di insulti a moderato livello di decibel. Incoraggiati dalla relativa concentrazione degli interisti sull’insulto a Balotelli, quelli della sud hanno risposto con il gettonato e odioso «Salta con noi Diego Milito». L’esibizione però è stata brevissima, e le capacità canore della curva milanista si sono decuplicate nel madrigale per Cassano, «Cassano uomo di m…». Molto più creativo, anche se cinico, l’autore dello striscione «Montolivo playmaker, Cassano pacemaker». Il barese ci è abituato: all’andata i milanisti avevano chiesto la restituzione del defibrillatore. Nel complesso il derby di insulti è finito in parità. Balotelli è stato fischiato più nel secondo tempo, dopo un paio di tocchetti irridenti.
Gli ultrà si sono concentrati sullo scambio di criptici messaggi via striscione. La coreografia di quelli del Milan puntava, come già col Barcellona, sulla storia, con una frase del padre fondatore Kilpin. Gli ultrà della Nord hanno lavorato sul senso di appartenenza, e né da una parte né dall’altra si sono lette volgarità. Quelle si sono sentite, sia per Cassano che per Balotelli, e per Balo sono passate con il passare dei minuti e delle palle gol. Ma pretendere applausi per tutti è un’impresa che non può riuscire neanche ai seguaci del vecchio Decoubertin, nel calcio mai troppo ascoltato.