Miracoli a Milano

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RASSEGNA STAMPA. GAZZETTA DELLO SPORT – Si è beccato insulti, ha accennato un paio di tocchetti sfottenti, ma in fondo Balotelli si è comportato come quei vecchi amici che dimenticano i rancori recenti in nome dell’antico affetto. Perché se Mario non fosse stato così generoso e non avesse ingoiato 3 palle gol, difficilmente l’Inter, in svantaggio, l’avrebbe scampata. Il derby ha confermato che Allegri è più avanti nella costruzione del futuro, l’identità tattica dell’Inter è ancora magmatica, ostacolata anche dalle incertezze di mercato. Cassano fa la prima punta, Palacio il centrale nel tridente di sostegno; Guarin, che ama prendere velocità, attacca molto alto; Alvarez non ha la carrozzeria per cavalcare la fascia. Guarin e Alvarez, in fase di non possesso, dovrebbero compattare il 4-4-2: hanno i tempi e l’applicazione per farlo? Il Milan, che non recupera Constant (De Sciglio) e conferma Boateng, eroe di coppa, al posto dell’acciaccato Niang, mette in moto lentamente il suo 4-3-3. Poi però si rende conto che Gargano non ricorda Xavi, che Cassano non merita la gabbia di Messi e che l’Inter non c’entra col Barcellona. Quando se ne convince e avanza, le perplessità di cui sopra diventano crepe vistose. L’Inter che di fasce voleva ferire, di fasce perisce.
Infatti basta che il molle Cassano perda palla a centrocampo e la rasoiata di Boateng manda in porta El Shaarawy (21′), con Ranocchia e Juan Jesus che riciclano gli imbarazzi recenti. Senza strafare, ma con il suo ordine di gioco, in cui ognuno pesta le zolle che preferisce, il Milan prende in mano il match e senza un paio di miracoli di Handanovic e un paio di gol divorati da Balotelli, la serata nerazzurra prenderebbe una piega fiorentina. Per un tempo l’Inter è stata solo il suo portiere e un triste diagonale a lato di Palacio. La prima vera occasione della Strama-band arriva a inizio ripresa, con Palacio che crossa basso per Guarin che irrompe al centro: prodigioso il riflesso di Abbiati.  È così, quando può arrivare da lontano, nel cuore del campo, che il colombiano si accende. Infatti appena si abbassa, interno, al posto dello spento Cambiasso, con Schelotto che rileva la fascia destra, inizia il periodo migliore dell’Inter, corroborata anche dall’ingresso di Kuzmanovic. Il Milan cala vistosamente e spende i sui ragazzi di scorta (Niang, Bojan) per cercare di riaccendersi. Ma a metterlo all’angolo non è solo la fatica del dopo-Messi. L’Inter merita il pari di Schelotto (26′) per la ripresa orgogliosa che ha vinto ai punti e ha chiuso attaccando.