CALCIO. BAGGIO: “Lascio la Figc. Non mi fanno lavorare”

LA GAZZETTA DELLO SPORT – Addio dell’ex campione alla presidenza del Settore tecnico federale: “Ignorato il progetto”. La replica di Abete: “Non sentiva suo il ruolo”…

(getty images)

RASSEGNA STAMPA – (N. Cecere) – Il calcio italiano ha perso di nuovo Roberto Baggio: si è dimesso da Presidente del settore tecnico federale. Lo ha annunciato ieri sera, sugli schermi del TG1, a pochi minuti dall’inizio di Roma-Inter. “A due anni e mezzo dalla nomina, non mi sento utile, non riesco a lavorare… Non voglio polemizzare con le persone, ma io non amo le poltrone, preferisco i fatti. Meglio andar via”. Questa la sintesi di tre minuti di intervista nella quale Robi, investito della carica dopo il deludente mondiale 2010, qualche graffio lo assesta. Primo: “Il Presidente Abete aveva finanziato il mio progetto stanziando 10 milioni. A distanza di molto tempo questi soldi non sono arrivati. Lo ringrazio, ma devo trarne le conseguenze: se non posso lavorare su ciò in cui credo…”. Secondo: “Al progetto di riforma del settore tecnico hanno lavorato cinquanta persone per un anno intero, il 2011. Questa ampia disamina, che investe pure i metodi di formazione dei bambini, è stata racchiusa in un testo di novecento pagine. Il nostro programma, appunto. Per presentarlo abbiamo avuto quindici minuti dopo cinque ore di anticamera, ed in seguito è rimasto lettera morta. Cosa devo dire, ci ho provato… Adesso però non sono più disponibile ad andare avanti. Occorre rinnovare dalle fondamenta incidendo oltre che sulla formazione tecnica anche sui valori come l’educazione e il rispetto, per crescere buoni ragazzi e buoni giocatori. Ma tutto è rimasto fermo”. Fermi, da un anno ci sono non dieci ma tre milioni, stanziati da Abete proprio per avviare il piano-Baggio. Solo che secondo alcuni consiglieri tale programma privilegia lo scouting, quindi la ricerca dei talenti, a discapito della preparazione degli allenatori. Il Presidente federale ha spiegato in serata: “Non sono sorpreso, me lo aveva anticipato. Non sentiva suo quel ruolo dirigenziale. E poi per gli impegni internazionali e perché non si sentiva gratificato, non ha mai potuto dedicare molto tempo alla sua attività”. Inoltre Robi, per i suoi critici è apparso troppo distaccato: 3 presenze su 23 riunioni del Consiglio, pare. Dinanzi a tale rilievo, Robi precisa. “Ma sì, perché mi sono accorto che non avendo diritto di voto la mia presenza era inutile. Ascoltavo discussioni che non riguardavano il mio settore”. E adesso, Robi? “Non è un addio definitivo, amo questo sport e amo il mio Paese. Resto disponibile per altre iniziative”.