SERIE A. LAZIO, JUVE più vicina

IL MESSAGGERO – Sognare si può…

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RASSEGNA STAMPA – (G. De Bari) – Se non l’hanno ancora fatto, Juventus e Napoli, farebbero bene a preoccuparsi della Lazio. Quarta vittoria consecutiva, quattordicesimo risultato utile, seconda doppietta casalinga e 5 punti recuperati alla capolista nelle ultime 2 giornate. Sono cifre importanti che proiettano la formazione biancoceleste in orbita scudetto. Una parola che, giustamente, l’allenatore bosniaco si guarda bene dal pronunciare però, a questo punto del campionato, non può neppure nascondersi. La squadra, anche quando soffre e gioca male, riesce comunque a capitalizzare al massimo le partite perché trova sempre un’impennata romanzesca, una giocata d’autore, un episodio favorevole per decidere il risultato. La Lazio dimostra di avere una forza mentale solida, che le garantisce di superare i momenti più difficili, come il primo tempo contro l’Atalanta, il peggiore in assoluto della stagione. La veemente reazione contro il Cagliari, il cambio di tattica e di passo nella ripresa di questa sfida diventata rognosa, sono le testimonianze delle risorse anche psicologiche del gruppo. Il basso profilo è un compagno indispensabile per gestire il giustificato entusiasmo dell’ambiente, però questa Lazio rappresenta la più bella e sorprendente realtà del torneo. In attesa che Lotito ne rafforzi l’organico affinché possa competere fino in fondo su tutti i fronti. Gli esteti del calcio potranno anche storcere il naso, per lo scialbo primo tempo, però dovranno pure apprezzare la capacità di cambiare pelle e passo per venire a capo di un incontro diventato complicato, fino a meritare il successo. L’approccio non è quello dovuto perché la Lazio appare macchinosa, molle nelle gambe, imprecisa nei passaggi, bloccata sulle fasce. Gioca sotto ritmo, con Klose braccato da Stendardo e Canini. L’Alatanta, corre, pressa, aggredisce il portatore di palla, non concede spazi, copre bene il campo ed è agile nelle ripartenze. L’azione più insidiosa è proprio nei nerazzurri (38’) con Marchetti che mette le dita sul diagonale di Brivio e poi induce l’arbitro, che non vede la deviazione, a concedere l’angolo. Comprensibilmente deluso, nell’intervallo, Petkovic decide di ridisegnare l’assetto della Lazio. Dal 4-1-4-1 passa al 3-5-2, toglie gli esterni di centrocampo, Lulic e Candreva, inserisce la seconda punta Floccari e Cana come terzo difensore. Sulle fasce avanza la posizione di Konko e Radu. Mosse tattiche che scuotono la squadra, finalmente più intraprendente, aggressiva e votata al sacrificio. L’innesto di Floccari rivitalizza l’attacco e garantisce più libertà a Klose, Konko attacca con maggiore continuità gli spazi e si vede anche una maggiore profondità nelle azioni. Denis, trasformatosi in difensore, respinge sulla riga un colpo di testa di Cana, che fa da preludio al contestato vantaggio, invocato a gran voce dal tifo che sospinge la squadra. Percussione di Radu e cross basso che viene maldestramente deviato contro la traversa da Brivio, la palla finisce a Floccari che, dopo un involontario tocco con il braccio, ribadisce in rete. Le proteste atalantine sono reiterate e vibrate, chiedono a Floccari di ‘confessare’ il mani, poi all’arbitro di porta di far annullare il punto. Peruzzo convalida e la partita diventa in discesa. A mettere in cassaforte la vittoria, 10 minuti dopo, ci pensa lo stesso Brivio che, al secondo tentativo, riesce a battere il proprio portiere Consigli, con un colpo di testa da attaccante vero, deviando un profondo ma innocuo lancio di Mauri. Nel finale, dopo che Hernanes colpisce la traversa su punizione, c’è solo spazio per la festa biancoceleste per un volo che pare inarrestabile. Tutti hanno voglia di sognare.