PLATINI: “Le multiproprietà dei contratti dei giocatori sono un problema”

(Getty Images)

DICHIARAZIONI PLATINI – Il presidente dell’UEFA Michel PLATINI ha aperto la quarta edizione di Globe Soccer (forum internazionale sul calcio a Dubai), dedicata al tema dell’Etica nel professionismo. Ecco le sue dichiarazioni, riportate dall’Ansa:

Su calcio ed etica:
“L’etica e la popolarità non hanno niente a che vedere tra loro. Mi invitate a parlare di comportamenti etici e spero siate coscienti di aver invitato un praticante e non un teorico, un calciatore e non un professore di filosofia. Ho giocato qualche anno e le cose per me erano molto chiare. Non ho mai preso un cartellino rosso e il mio modo di essere sul terreno di gioco è stato talmente irreprensibile dal rendermi popolare, con logica approvazione del pubblico. Poi sono divenuto dirigente e in forza del ruolo sono stato costretto dalle mie responsabilità a prendere delle decisioni”.

“Quando l’Atletico di Madrid è stato sanzionato dalla commissione disciplinare dell’Uefa per le azioni dei suoi tifosi, di colpo sono stato detestato dai soci del club, e così con il Fenerbache, sospeso un anno per delle partite aggiustate, ed i suoi soci, o con gli editorialisti inglesi per delle idee della Premier League da me giudicate prive di senso. Questo prova che la popolarità non ha niente a che fare con l’etica”.

“Una verità pertanto si impone alla base di tutte le riflessioni sull’etica dello sport professionale nel calcio: i giocatori sono pagati e sovente bene per vincere. Questo vuol dire che devono impegnarsi con tutti i mezzi corretti per far trionfare i propri colori ed ogni altro modo di essere diventa immorale e contrario all’etica. Questo patto etico giustifica la remunerazione e chi non lo rispetta lavora contro l’etica e trucca un risultato, perchè non gioca per vincere. L’essenziale è vincere, vincere rispettando le regole”.

Sul fair-play finanziario:
“Ho introdotto questo concetto tre anni fa per evitare che tutti i risultati fossero freddamente determinati dalla disponibilità di soldi, estranei ai frutti della buona gestione di un club. Quando sono diventato Presidente dell’Uefa quella che era considerata la Coppa dei Campioni era divenuta di fatto un torneo al quale partecipavano in numero di maggioranza club terminati al secondo, terzo o quarto posto del proprio campionato nazionale. Per questo ho voluto un meccanismo correttivo che favorisse prioritariamente l’accesso dei campioni nazionali, con il recupero dei paesi più piccoli ma dotati di grandi squadre e con tradizioni fantastiche, come Danimarca,Scozia, Slovacchia, Ungheria, Repubblica Ceca, Croazia o Serbia.

Sul calcioscommesse:
Noi sorvegliamo con un sistema d’allerta i campionati di prima e seconda divisione di 53 Paesi, e lo facciamo anche per le gare di coppa, ma abbiamo bisogno della massima collaborazione. I soldi sono il problema e lo diventano anche con le multiproprietà dei contratti dei giocatori. In troppi Paesi la comproprietà dei contratti viene accettata, col risultato che si è di fatto creato un moderno metodo per inibire la volontà del calciatore di fronte a decisioni essenziali per il suo avvenire e la sua carriera. Agenti ed opachi investitori esterni determinano patti e scelte. Inghilterra e Francia hanno interdetto questo sistema ed io sono favorevole a che tutta l’Europa faccia lo stesso”.