RAID ULTRAS. Cristiano Sandri: “Stanchi dei giornalisti che gettano fango sul nome di GABRIELE”

(Getty Images)

Cristiano Sandri, fratello di Gabriele, ai microfoni di Radio Manà Manà ha espresso tutta la sua indignazione nei confronti di alcuni organi di stampa rei di aver associato il nome di suo fratello all’aggressione di mercoledì notte a Campo dei Fiori: La nostra famiglia si è stancata, perché, alcuni giornalisti cialtroni, appena posso gettare fango sul nome di Gabriele lo fanno” ha esordito Cristiano Sandri. “Ieri sera ho visto un servizio di La 7 che ha finito, scientificamente, parlando di un casco con la scritta “Onore a Gabriele Sandri”, per riportare l’attenzione sulla figura di mio fratello, su certi accostamenti, per delegittimare quello che è stato e quello che è successo, non ne possiamo più. Perché non si dice di chi era questo casco e se il perché stava là. Ma poiche cosa c’entra accostare il nome di mio fratello ad una vicenda  del genere, perché bisogna finire un servizio in questa maniera. Non lasciando in pace chi non c’è più”

Il fratello del tifoso biancoceleste ucciso cinque anni fa continua  rivolgendosi anche nei confronti di quotidiani: Sul Messaggero il giornalista fa addirittura una chiosa su mio fratello (“Onore a Gabriele Sandri, ma l’onore è un altra cosa” ndr), si dovrebbero vergognare, spero che qualcuno prenda le distanze, anche a livello istituzionale, da come viene condotta questo tipo di stampa. Perché fa male, fa male alla famiglia, a chi ha conosciuto Gabriele, a chi ha seguito la nostra vicenda e che continuano a seguirci nelle nostre iniziative, che portiamo avanti contro la violenza nel calcio, per un nuova cultura sportiva. Invece ci costringono a prendere posizione verso questi attacchi”. In chiusura secondo Cristiano Sandri ci sarebbe disegno prestabilito dietro tutto questo: “Vogliono indirizzare la figura di mio fratello sotto un aspetto prettamente politico, vogliono far credere alla gente che mio fratello era legato a situazioni del genere, ma la devo far finita, perché non capiscono che colpiscono una famiglia”.