RUGBY. Che fatica essere ALL BLACKS!

IL CORRIERE DELLO SPORT – Allenamenti militarizzati. L’occhio insonne dei rilevatori Gps Pesi che solo loro sollevano. Un giorno con i giganti dell’ovale

(getty images)

 

Loro se ne fregano dei quattrocento sguardi incrociati. Sono molto più preoccupati dei localizzatori satellitari che da pali alti tre metri e mezzo inchiodano ogni movimento alla memoria del computer. Infatti alla fine dell’allenamento, vero o fasullo, si raccolgono a gambe incrociate intorno al portatile piazzato dietro la linea di meta e osservano. Come racconta il Corriere dello Sport, l’allenatore è sdraiato sul prato, con il mento appoggiato alla mano, come a un picnic. Ma non è un picnic e capisci che l’allenamento, fasullo o vero, non è affatto finito. Gli avanti si scornano ancora, i corridori tornano a passarsi il pallone, chi lo lascia cadere piomba sulla schiena abbattuto dall’umiliazione. C’è il pubblico e gli All Blacks recitano se stessi. Quando sono se stessi fanno le stesse cose, saltando il doppio più in alto, raggiungendo velocità doppie. […] In fondo essere un All Black è un lavoraccio che qualcuno deve pur fare. Dopo la matinée hanno il pomeriggio in palestra. Una bella palestra ai Parioli, un po’ strettina forse, dicono dopo essere entrati in cinque dentro una stanza comoda per dieci. Il titolare li accoglie radioso: qui troverete tutto quello di cui avete bisogno. E loro: perfetto, ci servono manubri da cinquanta chili per gli addominali. Il sorriso appassisce ma nessuno si perde d’animo e una missione speciale inviata attraverso Roma recupera i pesi necessari.