CALCIO. JUVENTUS, POGBA il duro: dalla periferia alla nazionale

GAZZETTA DELLO SPORT (L. Bianchin/M. Graziano) – Il francese potrebbe essere convocato da Deschamps per la sfida con l’Italia. E Conte lo vede come mezzala e non vice Pirlo…

(getty images)

GAZZETTA DELLO SPORT (L. Bianchin/M. Graziano) – «Abbiamo preso Pogba, e il ragazzo va subito in prima squadra, perché è già pronto per i massimi livelli». In molti sorridevano con un pizzico di diffidenza quando Marotta, in piena estate, indicò il gigante di Lagny-sur-Marne come uno dei fiori all’occhiello del mercato bianconero. Sorrisini scomparsi in fretta. «Abbiamo perso Verratti a 12 milioni? Vedrete Pogba…», diceva sempre l’a.d. bianconero, fiero di aver beffato a costo zero il Manchester United di un Sir Alex Ferguson poi comunque «risarcito», per una questione di buoni rapporti, con un milione di euro. Su una cosa, però, gli uomini mercato della Juve dovranno rivedere i loro programmi: il vice Pirlo va ancora cercato, perché Antonio Conte vede in Paul Pogba una grandissima mezzala più che un regista.
In Nazionale contro l’Italia? Il Mou italiano stravede per questo ragazzone, davvero sveglio, solido, intelligente, che oltre al francese parla un ottimo inglese e già capisce l’italiano. Ha trovato casa a Torino città, a turno i familiari stanno con lui. Da lontano osserva tutto con grande attenzione anche Deschamps, c.t. della Francia dei grandi, uno che conosce bene il «peso» della serie A. E se Paul in queste settimane troverà spazio con una certa continuità, è probabile che arrivi una chiamata-test già per l’amichevole con l’Italia del 14 novembre. Insomma, un ex juventino in panchina (appunto Deschamps) e mezza Juve di oggi come avversari…

La favola di Pogba nasce nella periferia di Parigi. È una favola molto moderna, come certe storie della banlieue: Paul comincia in piccole squadre, passa al Le Havre e in un attimo arriva allo United di Ferguson. Fino ai dieci anni PP è (anche) un attaccante: a volte fa il 9, altre addirittura il 10. Per altri due campionati resterà il più alto, il più fisico della squadra, caratteristica che perderà a 12 anni e ritroverà con il tanto lavoro in palestra a Manchester. In compenso, Paul trova molto presto un approccio al calcio che non perderà mai. «La persona più importante della sua vita è la mamma, ma il papà gli ha dato una incredibile mentalità vincente», dice chi lo conosce da sempre. La precisazione non è casuale: la famiglia Pogba non era certo ricca e i genitori a un certo punto si sono separati. I fratelli hanno lottato, perché anche Mathias e Florentin giocano ad alto livello: uno è in Francia al Sedan, l’altro al Crewe Alexandra, terza serie inglese. Paul però è chiaramente il più forte. Nell’esultanza di sabato sera c’è molto: Pogba ha fatto la faccia cattiva perché da sempre — un po’ come Balotelli — si sente pronto a giocare con i più forti. E poi gol così li ha già fatti. La compilation delle sue migliori azioni con i giovani dello United su YouTube ha oltre 500 «mi piace»: si vede Paul che segna da lontano, spesso a giro col destro. Contro il Napoli ha solo cambiato piede.

Le squadre italiane lo sapevano e infatti l’Inter non è andata lontano dal prenderlo: «Paul era alto e magro, più piccolo di ora, ma si vedeva che sarebbe diventato forte — dice il responsabile dello scouting nerazzurro Pierluigi Casiraghi —. Lo vidi con l’Under 16, i giocatori forti erano lui e Sanogo, la prima punta». Sanogo è all’Auxerre, Pogba ha fatto un po’ più strada. Questione di personalità: quando non ha rinnovato con lo United lo ha fatto scontrandosi con Ferguson e andando contro il parere di papà, che lo avrebbe visto bene in rosso. Ci vuole carattere.