EURO 2012. ABETE attacca i club: “Azzurri bene di tutti ma la Lega è assente”

RASSEGNA STAMPA – LA GAZZETTA DELLO SPORT – (Sebastiano Vernazza) – “Sarebbe interesse degli stessi presidenti valorizzare il lavoro di Prandelli. E mi vergogno per chi tifa contro”…

(Getty images)

 

Mai così duro. Giancarlo Abete, presidente della Federcalcio, attacca la Lega e i club. I messaggi sono forti e chiari: non amate la Nazionale, non fate nulla per sostenerla, concedete malvolentieri i vostri giocatori, pensate soltanto ai vostri interessi di bottega. Questo è il senso del discorso di Abete il giorno dopo la batosta di Kiev, che però è stata archiviata con un sorriso: “Sono soddisfatto del nostro Europeo: per il risultato, per il gioco espresso, per l’immagine del nostro calcio. Ci siamo riconciliati con l’opinione pubblica. Ringrazio tutti: il c.t. Prandelli, il vicepresidente Albertini. Un pensiero speciale va al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che a Danzica ci ha onorato della sua presenza”.

Presidente Abete, il c.t. Prandelli non lascia la Nazionale, ma acquisisce maggiori competenze.
“Attraverso il nostro allenatore vogliamo rendere più organici i rapporti tra Nazionale, Under 21 e selezioni giovanili, Settore Tecnico e Scuola allenatori. Abbiamo vincoli di calendario internazionale. Nel biennio abbiamo nove settimane di gioco, 18 partite al massimo, escluse le fasi finali di Mondiali ed Europei“.

Il contributo della Lega alla Nazionale?
“Mai la Lega ha avuto un ruolo così insignificante rispetto alla federazione. L’assenza di progetto da parte della Lega determina un danno. La Lega è assente dal consiglio federale, non è determinante come in passato nell’elezione del presidente. Purtroppo la sommatoria di interessi individuali è diventata così esplosiva che manca una qualsiasi proposta”.

Che cosa può fare la federazione?
“La federazione ha il diritto-dovere di far rispettare le regole e responsabilizzare la Lega sull’importanza della Nazionale, che va al di là del risultato. È interesse stesso dei club valorizzare il lavoro di Prandelli. Solleciteremo un confronto. Se non c’è la democrazia di un progetto comune… La sommatoria di interessi individuali non determina un interesse generale. Eppure l’immagine della Nazionale giova ai club”.

Domenica in tribuna a Kiev c’era un solo presidente di club, Guaraldi del Bologna. Possibile?
“Sarebbe gradita una maggiore partecipazione da parte dei presidenti di società. L’attenzione non è mai stata alta, ci vorrebbe un maggiore coinvolgimento. La federazione rappresenta tutto il movimento. C’è un’esplosione di individualismo: è un problema generale, non soltanto del calcio. A Danzica c’era Ghirardi, presidente del Parma. Prima di ogni partita Agnelli, presidente della Juve, mi ha sempre telefonato per incoraggiarmi con un “in bocca al lupo””.

Presidente, lei sembra stufo. Ed è diventato aggressivo.
“Non sono né stufo né aggressivo. Penso di avere il dovere di dire queste cose. Sono l’unico in federazione che ha il potere per farlo. Lavoro da 25 anni in Figc senza retribuzione, io vivo di altro. Oggi ho il dovere di essere duro, di trasmettere messaggi forti. Capisco che si debbano presentare i libri, ma vorrei tranquillizzare il dottor Travaglio e il dottor Narducci (l’ex pm di Calciopoli a Napoli, ndr). Nessuno di noi ha mai pensato ad amnistie o indulti. Neppure se avessimo vinto l’Europeo avremmo preso misure atte a insabbiare Calciopoli“.

Dalle scarpe non si è tolto dei sassolini, ma delle pietre.
“Ho sempre sostenuto l’Italia e mi vergogno per quelli che non lo fanno (il riferimento è al giornalista Marco Travaglio, che in un suo editoriale su ‘Il Fatto Quotidiano’ aveva scritto di tifare contro la Nazionale, ndr). Non si può tifare contro, è orribile. Mi dispiace vedere certe cose. Diffido di chi critica sempre e non costruisce”.

Albertini. Anche il vicepresidente federale Demetrio Albertini ha detto la sua sui conflitti tra federcalcio e Lega: “Filosofie diverse, obiettivi diversi. “Cantera” (vivaio in spagnolo, ndr) è soltanto una bella parola”. Albertini è amareggiato perché i presidenti di club — uno più degli altri — hanno chiesto lumi sui tesseramenti degli extracomunitari nei settori giovanili, la dimostrazione che alle società non importa nulla del progetto azzurro di Prandelli e della federazione.