EURO 2012. PIRLO vale oro. Magie e chilometri dietro a un Pallone. La favola di ANDREA

RASSEGNA STAMPA – LA GAZZETTA DELLO SPORT – (Massimo Cecchini) – L’azzurro: “Ho le stesse sensazioni del 2006”. E con la Germania solo Marchisio ha corso di più…

(getty images)

 

La misura del successo è data anche dalla rapidità con cui si riesce a far cambiare idea all’avversario. Andrea Pirlo, da questo punto di vista, può essere un caso emblematico se si pensa che, in meno di 24 ore, alcuni ‘media’ tedeschi sono passati nei suoi confronti dalla ironia all’arruolamento nelle proprie ‘sturmtruppen’ economico-finanziarie. Alla vigilia della sfida con la Germania il quotidiano ‘Frankfurter Allgemeine Zeitung’, prendeva in giro così l’azzurro, giocando sul fatto che Andrea, in tedesco, è un nome femminile.

 

“Andreina non solo è pettinato come una ragazza, ma si chiama anche come una ragazza”. Basta così? Macché. Persino sul ‘cucchiaio’ agli inglesi non si era trovato di meglio che imbastire una fragile interpretazione psicoanalitica, che voleva Pirlo aver compiuto quel gesto tecnico perché invidioso della mascolinità del portiere Hart.
Insomma, se in altri tempi si sarebbe richiamato per consultazioni il nostro ambasciatore a Berlino, adesso il ‘mea culpa’ indiretto è arrivato grazie alla versione tedesca del ‘Financial Times’, che per contrastare la europolitica del premier italiano ha cooptato Andrea (ex Andreina, ovvio) nelle metafore pro Bundesbank. Pirlo è più bravo di Mario Monti, che non ha né la sua perizia tecnica né la sua raffinatezza”.

Uomo-partita. Concluse le strumentalizzazioni mediatiche, resta un dato di fatto incontrovertibile: Pirlo è un campione così grande da meritare il Pallone d’oro.
Se negli ultimi giorni la rete è inondata di complimenti da parte di campioni di ogni parte d’Europa (Xavi, Iniesta, Piquet, Fabregas, Van Persie, Kompany, Owen e via twittando), e non solo calciatori, siamo convinti che una stagione destinata ad avere una (potenziale) conclusione con la vittoria di uno scudetto e un Europeo, non potrebbe lasciare insensibili i giurati chiamati al voto.
Tra Juventus e Nazionale, poi, non c’è dubbio che il suo ruolo sia stato sempre da protagonista.
Nel suo club è stato il giocatore più impiegato con 3.708 minuti, così come in azzurro ha giocato per intero tutti e 5 i match disputati, vincendo per ben 3 volte il premio come uomo-partita (contro Spagna, Inghilterra e Germania).

Corsa e lucidità. Proprio contro la squadra di Löw l’azzurro è stato l’esempio classico dell’abbinamento tra quantità e qualità, visto che è stato lui a completare 70 dei 470 passaggi totali dell‘Italia, con una percentuale di riuscita pari all’81%, la più alta tra i titolari di Prandelli.
Ma se immaginate Pirlo come un regista da ‘ancien regime’, cioè bravo solo a muoversi sulla propria mattonella di riferimento complici i 33 anni da poco compiuti, fareste un errore. Contro la Germania le statistiche Uefa raccontano come Andrea abbia corso per 11,94 chilometri, risultando secondo solo a Marchisio. Come dire, il podismo non appanna la lucidità. E se non ci credete, ricordate il gol su punizione segnato contro la Croazia proprio in questo Europeo.

Vedere il Papa. “Ho sempre cercato di dare il meglio al servizio della squadra – ha detto Pirlo dopo il trionfo nei quarti di finale sui tedeschi –. Le sensazioni che provo sono più o meno le stesse del Mondiale 2006. Sono convinto che con la Spagna faremo una grande partita. D’altronde ancora non abbiamo fatto niente. In fondo non serve a nulla arrivare a Roma senza vedere il Papa…”.