TENNIS. Così diverse, così uguali E Sara insegue il sogno

IL CORRIERE DELLA SERA. (Gaia Piccardi) Quando la Errani e la Sharapova si allenavano in Florida. Oggi la finalissima del Roland Garros con la nostra azzurra a caccia del sogno…

 

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I don’t remember, non ricordo, sibila gelida e laconica la multinazionale Sharapova mentre l’insostenibile leggerezza di Sara si prende il torneo di doppio insieme a Roberta Vinci (4-6 6-4 6-2 alle russe Kirilenko-Petrova), prima coppia al 100 per cento azzurra dai tempi di Sirola e Pietrangeli (Parigi ’59). L’italienne ci ha preso gusto e si è invitata a sorpresa alla festa di Maria, che vorrebbe nobilitare la riconquista del numero 1 (da lunedì, quando l’azzurra diventerà numero 10 del ranking) chiudendo il Grande Slam della carriera: dopo Wimbledon (2004), Us Open (2006) e Australian Open (2008), il Roland Garros, oggi, spazzando via Puffetta. Non ricorda, Maria, che ci fu un tempo in cui quei 24 cm di differenza in altezza che Sara è chiamata a scalare in solitaria (nel mondo del tennis pari alla distanza dalla terra alla luna) non esistevano, correva l’anno 1999 e in Florida, all’Accademia di Nick Bollettieri, si allenavano su campi limitrofi le due finaliste di Parigi, entrambe classe ’87, allora 12enni e aspiranti stregone. Sara, a differenza di Maria, ricorda come fosse ieri: «La Sharapova era piccolina come me, aveva l’apparecchio per i denti, era già sotto contratto, non dava confidenza a nessuno e mi batté 6-0 6-1 in un torneino tra noi bambini della scuola». È la sfida del made in Italy, l’artigianato romagnolo d’esportazione, alla company che ha rinnovato il suo contratto con Nike per 70 milioni di dollari in otto anni, l’atleta più pagata nella storia, la donna-copertina inseguita dagli sponsor mentre Sara per cambiare racchetta (si è innamorata della Babolat più lunga di un cm per avere più potenza) ha pagato una penale di 30 mila dollari. Sarebbe una finale dal risultato strachiuso se in campo non ci fosse Saretta, la Sharapova al contrario de noantri, la rivoluzionaria che conta nel vento per far deragliare il servizio (con lancio di palla altissimo) della russa, in se stessa («Non ho niente da perdere, desidero giocare serena per divertirmi, in fondo è solo una partita di tennis. Da Bollettieri ho imparato a soffrire, la Spagna mi ha dato la mentalità vincente ma io mi sento completamente italiana») e nelle congiunture astrali che le hanno già permesso di battere due ex regine (Ivanovic e Kuznetsova) e due top-10 (Kerber e Stosur). Martina Navratilova è stata tranchant nel suo pronostico: «Non vedo come Maria possa perdere: sarà il miglior colpo della Sharapova, la risposta, contro il peggior colpo della Errani, il servizio». Però se Sharapova «non tira le sue mazzate e fa qualche cavolata», come si augura la sorella d’Italia Roberta Vinci, la migliore amica di Sara, se non esistono più le mezze stagioni (meteo pessimo anche oggi) e l’altezza non è tutto, il Roland Garros delle sorprese potrebbe regalarne un’altra.