CALCIO. Stadi e violenza: resta l’allarme ma segnali positivi

RASSEGNA STAMPA – LA GAZZETTA DELLO SPORT – (Maurizio Galdi) – Meno incidenti e feriti: 4710 Daspo attivi, 334 tra Roma e provincia. La lezione di Genoa-Siena…

(getty images)

 

È ancora il Daspo (Divieto di Accedere alla manifestazioni Sportive) il più temuto degli strumenti di lotta alla violenza negli stadi. Sul sito dell’Osservatorio nazionale sulle manifestazioni sportive si legge alla voce Daspo: “È una misura di prevenzione atipica ed è caratterizzata dall’applicabilità a categorie di persone che versino in situazioni sintomatiche della loro pericolosità per l’ordine e la sicurezza pubblica”. Per molti è ancora poco per fermare la violenza. Ma negli ultimi anni l’escalation si è fermata. Meno feriti, meno agenti impiegati, meno lacrimogeni, sono dati che il Viminale sta preparandosi a presentare anche per la stagione appena conclusa. Ma quanti sono i ‘daspati‘?

I daspati. A oggi sono attivi 4710 Daspo e 1684 di questi sono stati emessi dai questori in questa stagione. Il ‘colpo grosso’ sicuramente viene da Genova, dove molti dei tifosi identificati, e denunciati per aver costretto i calciatori del Genoa a togliersi la maglia di gioco, sono stati comunque già colpiti da Daspo. Degli oltre 4000 daspati in Italia, a Roma e provincia ne vivono 334. Il 30 per cento dei Daspo viene emessa per scavalcamenti, il 24 per cento per uso di fumogeni o petardi, il 35 per cento per comportamenti illeciti, per lo più aggressioni ai tifosi avversari.
La ricerca. Ed è proprio a questi 334 che la questura di Roma ha rivolto un questionario, invitandoli a un colloquio con uno psicologo. In 151 hanno risposto al questionario e 135 hanno anche accettato il colloquio. “Il “Progetto Daspo” mira a verificare se il provvedimento interdittivo, a distanza di tempo, è in grado di incidere in un’ottica rieducativa chi ne è destinatario, attraverso la rivalutazione del rispetto degli altri e delle regole. I risultati dell’indagine hanno fatto emergere la non conoscenza per molti delle conseguenze di un gesto ai loro occhi ‘banale’, inducendo in presenza delle idonee condizioni una modifica della durata del Daspo o addirittura la revoca”. Ebbene alla fine 31 degli ‘intervistati’ hanno avuto una riduzione del Daspo e, addirittura, in 12 lo hanno visto revocare: 43 su 314, quasi il 15 per cento, è una buona percentuale.
Le reazioni. Dai questionari emerge il sentimento di rabbia, rivolto sia alla situazione, che alle istituzioni, in quanto vi è “la convinzione di non aver compiuto nulla di illecito”, che potesse portare al Daspo. C’è sfiducia nelle istituzioni e un profondo “senso di impotenza” perché non “possono difendersi” da queste situazioni. Le autorità sono viste come chi “ha sempre il coltello dalla parte del manico”. Per questo emergono le preoccupazioni per le conseguenze che deriveranno dal Daspo. Paura che possa essere compromessa la possibilità futura di un lavoro: “verrò trattato come un criminale!”, è la preoccupazione più ricorrente. Ma c’è anche tanta amarezza per il fatto di “non seguire più la mia Roma, di non poter frequentare più lo stadio. Questo per molti è la vera ‘punizione’. Poi ci sono gli irriducibili. Per loro le ‘preoccupazioni’ non esistono.