TOUR DE FRANCE. Dai Pirenei una certezza: Basso può puntare al podio

(Foto Getty Images)

Due frasi a mezza bocca e un gesto deciso con la mano. Al traguardo di Luz Ardiden mancano ancora 8500 metri. Il Tour de France di Ivan Basso inizia qui. Il varesino, già sul podio alla Grande Boucle negli anni di grazia 2004 e 2005, invita il compagno di squadra Sylwester Szmyd a portarsi in testa al drappello dei migliori per scandire il ritmo. “Silvestro”, che al Giro d’Italia non ha servito la causa di Nibali limitato da acciacchi fisici, non se lo lascia ripetere due volte. E metro dopo metro il plotoncino esplode.

“Ne rimarrà soltanto uno” pensa Basso, mentre accanto il volto di Contador non riesce più a nascondere una smorfia che – stavolta sì – è di autentica sofferenza. I fratelli Schleck fiutano l’occasione e il più grande dei due parte all’assalto. Il varesino della Liquigas non ha nelle corde la “sparata secca” e non risponde, limitandosi a qualche progressione che gli consente di limitare i danni e di allungare sul re che abdica: Alberto Contador. Il resto è già storia, ma il futuro è un raggio di sole sulle ambizioni italiane di tornare sul podio di Parigi, alimentato dal risveglio di un Damiano Cunego finalmente pimpante sulle strade di Francia, cinque anni dopo aver conquistato la maglia bianca di miglior giovane a spese di Fothen (allora chiuse quattordicesimo).

Dei primi cinque della classifica Basso, che chiude la top five, è l’unico ad essersi imposto in una grande corsa a tappe. Accanto ai podi del Tour, infatti, l’atleta di Cassano Magnago vanta i trionfi al Giro datati 2006 e 2010. Escludendo dal lotto dei favoriti la maglia gialla attuale, Voeckler, destinato a pagar dazio nelle prossime tappe dopo l’exploit di domenica, il cerchio si restringe eccome e la rosa dei pretendenti al gradino più alto del podio si assottiglia a pochi eletti. Frank Schleck, attualmente secondo, è apparso più brillante del fratellino Andy: il primo ha un vantaggio su Basso di 1’27’’, il secondo di 59’’. Il miglior risultato nei grandi Giri di Frank corrisponde ad un quinto posto (Tour 2008 e 2009 e Vuelta 2010), ma il dato sul quale riflettere è un altro: l’unica volta in cui ha indossato la maglia gialla, è andato in crisi consegnandola sulle spalle dell’allora compagno di squadra Carlos Sastre, sulle rampe dell’Alpe d’Huez nel 2008. Tanto il fratello Andy quanto Cadel Evans (che sull’italiano ha un margine di 1’10’’) si sono cuciti addosso la scomoda etichetta di “eterni secondi”. L’aussie ha collezionato due medaglie d’argento al Tour al pari del lussemburghese, che da giovanissimo (nel 2007) fu secondo anche al Giro, terminando dietro a Di Luca. Entrambi sono devastanti fino a un passo dalla gloria, salvo dissolversi di fronte al peso della responsabilità.

Lì dove emergono le stimmate del dominatore di Basso. Evans lo ha già sperimentato al Giro dello scorso anno. Una rincorsa forsennata a quella maglia rosa che sembrava sfumata dopo la fuga bidone dell’Aquila. Passo dopo passo si è ripreso lo scettro, schiantando proprio l’australiano d’iride vestito sui tornanti dello Zoncolan prima di azzannare alla giugulare Arroyo. Ieri come oggi Ivan il Terribile si era presentato a fari spenti, reduce da una batosta al Romandia che fa il paio a quello del Delfinato un mese fa. Lo sguardo fiero appena varcata la linea di meta è un segnale. L’unico avversario da controllare era Alberto Contador, l’embatido. Un vincente nato. Uno come Ivan Basso.

Marco Ferri