SCOMMESSE. SIGNORI: “Non preso nè dato soldi o assegni”

(Foto Getty Images)

CONFERENZA STAMPA SIGNORI – Beppe Signori, nel corso della sua conferenza stampa, ci tiene a chiarire di non aver preso nè dato soldi o assegni:

«Vorrei partire – ha detto quindi – da quel famoso e forse maledetto 15 marzo. Fui invitato dai miei commercialisti ad un incontro, con persone che non avevo mai visto, se non Bellavista. È lì che nasce tutto questo tran tran». L’ex capitano della Lazio ha raccontato di essersi recato nello studio del centro di Bologna: «Non ho fatto altro che andare ed ascoltare. E, forse ingenuamente, a scrivere delle condizioni. Volevo capire dove si volesse arrivare, a cosa servisse la mia presenza. Servivo da garante». Per Signori in quell’occasione «non si era parlato di partite già fatte. C’era la possibilità, con la mia garanzia, di poter, eventualmente, avvicinare giocatori di serie A». E, ha assicurato, «ho risposto che certe cose non le facevo, di non essere interessato. E poi non avevo la possibilità economica per farlo. Sono entrato alle 8.12 e alle 9.40 ero a casa, loro hanno continuato». Perchè non ha denunciato il fatto? «Avrei – ha risposto – dovuto denunciare un tentativo eventuale e millantato di combine, neppure riuscita, facendo una figura meschina?». «Si dice – ha proseguito – che io avrei giocato 60 mila euro su Atalanta-Piacenza. Non mi ritengo così stupido. Centocinquantamila su Inter-Lecce: doveva essere 4-0 secondo le intercettazioni. È finita 1-0. Evidentemente non c’era niente.».

Su quella partita Signori ha detto di non aver puntato un euro, neppure legalmente. E il famoso ‘papellò, cioè il foglio con le condizioni? «Secondo voi – ha domandato – se ritenevo così importante questo foglietto, che è stato trovato in mezzo ad altri pezzi di carta in casa mia, lo lasciavo lì per due mesi e mezzo? A nessuno è mai venuto in mente che se io faccio una proposta ad un altro, le condizioni dovevano essere trovate a casa di un altro?». Gli assegni sequestrati a casa sua? «Ogni persona ha un blocchetto di assegni. Mi sono stati presi i miei assegni, non firmati». C’è poi un’agenda, «in cui, quando ero consulente della Ternana, avevo segnato i giocatori a cui rinnovare il contratto, con la cifra a fianco. Ed è stato detto che erano quelli a cui io dovevo dare i soldi». Falso, per Beppegol, come strumentalizzare la visita assieme a due asiatici al centro sportivo del Bologna: «Erano persone che ho conosciuto quando sono stato in Cina a lavorare per una tv durante i mondiali». «Mai un’intercettazione – ha riassunto – e io sarei il capo dei capi? In 15 giorni di calcioscommesse, si è parlato per 15 giorni di Beppe Signori. Forse a qualcuno faceva comodo. Non si è parlato più di partite, denunciate nell’indagine».