INTER.Stramaccioni: «Lo so, faremo un grande derby Resto? Il presidente ha deciso…»

GAZZETTA DELLO SPORT- Ecco la sua intervista integrale dalle pagine de La gazzetta dello sport «Con il Milan voglio vedere cuore e coraggio, non teste basse come a Parma. E credo che il mio futuro sia già scritto»

(Getty Images)

 

Si sarebbe aspettato che Lucio avrebbe fatto un errore così clamoroso, e non per la prima volta? «Intanto segnatevi questa: Lucio sarà il migliore in campo, domenica sera. A Parma non ha fatto il solito errore da cavallo che parte lancia in resta: è stato più un errore tecnico, ha sottovalutato la pericolosità di Giovinco in fase di pressing. Cosa ha detto, dopo? Ha solo alzato la mano e chiesto scusa, a tutti». Non è una scusa, ma realtà: continuano a mancare i gol degli attaccanti. «Per far tornare i conti ci mancano soprattutto le tre grandi chance avute da Pazzini, contro Cagliari, Cesena e Parma. Ma guarderei di più a quello che succede dalle parti della nostra porta». Ok, ma davvero Pazzini non è un problema? «Mi preoccuperei di più se non si presentasse mai davanti alla porta e invece ogni volta che è entrato ha inciso, pur senza segnare. Gli ho chiarito perché non lo vedo con Milito, lui non è stato contento, ma credo che quando le nostre strade si separeranno, potrà dire che sono scarso come allenatore ma onesto come uomo». Ha parlato così tanto anche con Forlan? «Sì, e lui non mi ha mai detto: “Mister, le sue sono le scelte di un pazzo”, anche se gli ho spiegato che se fossi un giornalista penserei di lui quello che pensate voi. La differenza è che io lo vedo allenarsi: non molla mai, ed è benvoluto da tutti». Chi invece le sta dando più di quanto si aspettasse? «Non credevo che Sneijder potesse sposare la mia idea di calcio così, indossandola come un abito su misura. E Cambiasso, per come sa interpretare la fase di recupero palla ma anche quella di palleggio, è inamovibile nel mio centrocampo». Ma Sneijder ha dovuto giocare più di quanto lei avrebbe voluto, nelle ultime tre partite? «A Parma, con un cambio in più, avrei potuto risparmiargli qualcosa. Però ha finito bene: lo staff medico ha fatto un ottimo lavoro, me lo ha ridato già pronto». Pronto anche Guarin, per domenica? «Fredy ha un motore potentissimo, a Parma poteva venire in panchina ma ho preferito che si allenasse bene. Spero possa essere il nostro uomo in più: senza di lui perdiamo qualcosa in termini di palleggio in mezzo al campo». A proposito di inamovibili: Stankovic si è arrabbiato per la sostituzione di Parma… «Una cosa è la voglia di aiutare la squadra e, sarò presuntuoso, anche me. Un’altra le condizioni fisiche: Deki era già al limite a fine primo tempo e dopo aver rinunciato a Nagatomo, non potevo cambiare un altro e poi rischiare di dover fare uscire pure lui 10′ dopo, perdendo così la carta Pazzini. Dejan poi me l’ha confessato: “Ho visto che dovevo uscire io e non ci ho visto più”. Ma lui fa il giocatore, io devo fare l’allenatore e in quel momento la partita dovevo cambiarla io, con Zarate e un altro sistema di gioco». A Parma addio definitivo al 3° posto? «Numericamente le cose sono cambiate molto, ma noi abbiamo un milione e cinquecentomila motivi per battere il Milan e la Lazio, e poi vedremo cosa avranno fatto Napoli e Udinese. Che sia Champions o Europa League, una squadra come l’Inter deve stare in Europa. E faremo di tutto per esserci». Cosa si dice dopo una sconfitta come quella di Parma, a tre giorni da un derby che vale tutto? «Si ribadisce che non può essere una gara a ridimensionare le altre sei della mia gestione. Quei 3′ assurdi non si cancellano, ma la rabbia è anche per gli errori fatti dopo, in attacco: se avessimo segnato il 2-2, non so come sarebbe finita. Il vero trauma era stato il 2-1: per la prima volta ho visto 8-9 giocatori a testa bassa, avrei voluto poter chiamare un time out. Però alla fine ne ho visti 18 molto arrabbiati e sono sicuro che domenica nove a testa bassa non si rivedranno. E’ su queste basi che costruiremo un grande derby». Come, e con quali parole? «Già da stamattina (ieri) ho voluto gente a testa alta, non abbattuta. E’ la nostra partita: voglio coraggio e cuore. Sarà banale, ma è la parola che riassume tutto ciò che non si allena: è la vera arma in più che hai dentro». Cosa ricorda del derby di andata? «Ero nell’angolo dov’è venuto ad esultare Milito e ricordo una partita condotta quasi sempre dal Milan, con una fase difensiva dell’Inter al limite della perfezione. Ma lo dico con sincerità: non sarei capace di chiedere ai miei di replicare quel derby, aspettando il Milan nella nostra metà campo. Poi magari ci mettono lì loro». Già visto il dvd di Milan-Atalanta? «Sì. Credo che il Milan abbia accusato un minimo contraccolpo dopo l’eliminazione dalla Champions, ma sono stati bravissimi a non mollare — il rischio c’era dopo Fiorentina e Bologna — e ora hanno il vento in poppa». Quando comunicherà la formazione ai giocatori? «Quella del derby la sanno da una settimana: mi ha messo un foglietto in tasca il presidente…». Scomodo vincere un derby per dare lo scudetto alla Juve? «I latini dicevano “Sic stantibus rebus” e a Roma si dice: questi sono i fatti. Pensiamo a noi, abbiamo già così tante cose da affrontare. E lo direi anche se dovessimo incontrare la Juve». Perché altrove un 19enne è pronto a giocare ad alti livelli e da noi no? «Ci manca una categoria intermedia: sarebbe ideale che un 23enne potesse giocare contro un 30enne senza l’assillo di San Siro che se lo mangia alla prima occasione». E perché con Stramaccioni è stata un’Inter meno giovane di quanto si potesse pensare? «Perché per gestire nove partite alla morte, serviva l’Inter migliore, che per me è frutto di un giusto mix: per fare un esempio, non Obi e Poli insieme, ma Obi o Poli con Cambiasso. Poi, a fine stagione, si potrà riprogrammare ex novo, e l’Inter ha una batteria di under 25 molto interessante. Se Dio e Moratti vorranno, ne riparleremo…». E se invece dovesse scoprirsi sedotto e abbandonato dall’Inter? «Moratti è libero di scegliere come meglio crede e io credo che lui abbia già deciso cosa fare: è bravo a depistare, ma ho la sensazione che abbia già le idee chiare». Supponiamo che voglia scegliere un altro, ma anche che non voglia perderla. «Alla Primavera non torno: avrei potuto pensare ad un secondo anno se non fosse successo tutto quello che è successo, ma per un fatto di mio percorso personale, no, non sarebbe giusto tornare indietro».